BIOLIFTING: VIA LE RUGHE SENZA BISTURI

Le rughe non c’entrano con l’età: evita la magrezza eccessiva, un filo di grasso rallenta la formazione delle rughe.
Trova il tuo peso ideale e mantienilo: il saliscendi ponderale compromette l’elasticita della pelle.

Smetti di fumare.
Limita le esposizioni al sole e proteggiti con filtri elevati.
A dettare queste regole di “saggezza estetica” è, strano ma vero, uno dei più famosi chirurghi estetici del mondo, il professor Gerard Imber del Cornell Medical Center di New York. Proprio il mago del bisturi invita alla prevenzione, che consente di rimandare il lifting di parecchi anni. O perlomeno di arrivarci con una cute più tonica. Queste parole rimbalzano sulla riva europea dell’oceano, e danno finalmente ragione alle ricerche di quello sparuto gruppo di dermatologi italiani che va sostenendo da anni la possibilità di un miglioramento conservativo dell’epidermide. Degli “illuminati” che propongono come valida alternativa all’intervento chirurgico un’azione restauratrice, non invasiva, in grado di agire sulla qualità dei tessuti e di rinnovarli dall’interno con tecniche innovative. Senza più tagli nè anestesie.

I LIMITI DEL LIFTING CHIRURGICO
.Il tradizionale lifting chirurgico non agisce sulle cause dell’invecchiamento e pertanto non ringiovanisce la cute ma migliora soltanto l’aspetto del viso, spianando piccoli solchi e rughe e rimodellando i lineamenti rilassati.
.Molto spesso l’intervento non dà i risultati sperati: innanzitutto perchè non elimina tutti i segni provocati dal passaggio del tempo come macchie cutanee e avvizzimento generale dei tessuti. Nella maggior parte dei casi determina anche un cambiamento dell’espressione del volto, che è l’indice della maturità raggiunta attraverso gli anni e che non può essere cancellata senza modificare la sua “storia”. Per non parlare delle difficoltà di adattamento e delle crisi di identificazione che spesso si verificano dopo l’intervento.
.D’altra parte l’età biologica non sempre coincide con quella anagrafica, per cui accade spesso che donne molto giovani si ritrovino con un ovale segnato, ma, pur volendo fare qualcosa per “ringiovanirlo” temono le possibili complicazioni del lifting tradizionale, oltre ai rischi dell’anestesia e ai problemi della convalescenza (ematomi, gonfiori eccetera).
.Qualunque sia l’età e l’entità del problema è sempre bene valutare attentamente i pro e i contro dell’intervento chirurgico: solo se i segni dell’invecchiamento sono molto visibili è il caso di ricorrere al bisturi.

Dalla ricerca alla nuova tecnica
.Gli studi di alcuni dermatologi italiani sono indirizzati già da anni verso la ricerca di quei meccanismi che rallentano il metabolismo cellulare e provocano l’invecchiamento cutaneo. Dopo un lungo lavoro, hanno individuato alcune molecole capaci di riattivare gli scambi cellulari, di stimolare la rigenerazione dei tessuti e la produzione di fibre elastiche (collagene ed elastina).
.Sulla scia dei risUltati ottenuti nel risanamento delle piaghe da decubito e delle ferite dei grandi ustionati, sono state sommininistrate e veicolate nel derma (sempre sotto attento controllo per scongiurare i rischi di una crescita tissutale a dismisura) frazioni di sostanze proteiche ad alta capacità biostimolante, in grado cioè di fornire un impulso ai normali meccanismi riproduttivi.
.Sin dai primi esperimenti è stato constatato un miglioramento significativo del trofismo tissutale è un irrobustimento dell’impalcatura di sostegno della cute, con evidenti vantaggi per la sua vitalità. Vantaggi che si evidenziano, all’esterno, con una superficie più liscia e soda, su cui le rughe si tendono fino a sparire.
.E’nato così il “biolifting”: non una semplice tecnica ma il punto di partenza di una corrente avanzata di pensiero e di un diverso approccio al problema rughe, che apre nuove frontiere alla ricerca dermatologica e segna l’origine di una branca specializzata: la “dermatologia estetica correttiva”. La strada intrapresa, cioè il miglioramento dei tessuti dal loro interno, non è ancora conclusa: altre molecole bio-attivatrici e nuovi “starter” naturali sono allo studio di una frangia avanzata di ricercatori.

COME SI ESEGUE
.Con il biolifting vengono introdotte particolari sostanze nel derma: per fare questo il dermatologo si serve di un micro-ago del diametro di un capello che inietta sotto pelle i bio-stimolatori.
.I punti di intervento sono distribuiti tra mento-orecchie, centro del viso, lati del naso: zone che corrispondono ai principali snodi dei vasi sanguigni e linfatici. Da qui le molecole saranno smistate nelle zone di maggior bisogno.
.Ogni seduta costa 300.000 lire e dura dai 15 ai 20 minuti: non ha controindicazioni, per cui vi si può sottoporre chiunque. E’assolutamente indolore e si esegue senza anestesia.
.In più la sua azione è graduale e, a differenza del lifting chirurgico, non richiede un ricovero nè crea problemi di convalescenza.
.Le iniezioni non lasciano segni nè tracce visibili, tanto che la paziente può, subito dopo, tornare a casa o alle sue occupazioni abituali, senza rinunciare a truccarsi.
.I risultati dell’intervento cominciano a essere visibili già alla seconda o alla terza seduta: in media ne occorrono sei, a distanza piuttosto ravvicinata. Più qualche seduta di mantenimento da ripetere ogni due mesi.

Un “restauro” completo
.Il biolifting non è riempitivo, cioè non colma le rughe profonde, ma stimola i tessuti cutanei. Per questo viene combinato con altri due trattamenti: l’innesto di collagene e il peeling all’acido glicolico.
.Il “restauro”, proprio come la ristrutturazione di una casa, procede attraverso tre tappe. Il biolifting rafforza le strutture portanti della pelle, le infiltrazioni di collagene chiudono e “stuccano” le crepe, l’esfoliazione con l’acido glicolico agisce sullo strato corneo, ripulendo la facciata.
.L’inserimento di collagene avviene lungo tutto il percorso delle rughe, per riempirle e livellare la superficie cutanea. Si applica prima una leggera crema anestetica che elimina il pizzicore causato dall’infiltrazione e poi si inietta, con l’aiuto di microiniezioni, la sostanza gelatinosa. Il risultato è molto soddisfacente e ha una durata di 4-6 mesi.
.Su una superficie così livellata si interviene con un peeling all’acido glicolico, che, sfruttando le proprietà abrasive dell’estratto di canna da zucchero, elimina microrughe e ispessimenti localizzati, schiarisce le macchie, cancella le discromie e rende il colorito della pelle uniforme e luminoso.

Con la consulenza del dottor Antonino Di Pietro, dermatologo a Milano.

redazione

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