Abbronzarsi senza scottarsi: la guida completa

L’umanità, dermatologicamente parlando, è suddivisa in sei fototipi, ognuno dei quali manifesta una determinata capacità di abbronzarsi: minore è il fototipo, minore è la capacità della pelle di abbronzarsi. La maggior parte degli italiani appartiene al fototipo 3 che qualche volta si scotta ma generalmente raggiunge un’abbronzatura uniforme di colore marrone chiaro. Ciò non significa però che a un fototipo alto, per esempio 5 o 6, corrisponda la possibilità di stare al sole per tutto il tempo che si vuole senza scottarsi. La pelle infatti ha sempre bisogno di un certo periodo di “allenamento”, mediamente 72 ore, per mettere in piena funzione la sua naturale difesa, cioè la melanina, che è il pigmento che colora, appunto, l’epidermide. Sulle modalità di questo allenamento abbiamo preparato una serie di domande e risposte che potete leggere per imparare a stare al sole nel modo corretto.

Come scegliere il solare più adatto e quando applicarlo?

Devi considerare il tuo fototipo e il  luogo di esposizione. E chiaro che più il fototipo è basso e più ti avvicini all’equatore, maggiore deve essere il fattore protettivo. Soprattutto la prima settimana, poi puoi passare a un spf più basso. Non aspettare di arrivare in spiaggia per applicarlo: applicalo mezz’ora prima di metterti al sole. Ci vogliono infatti una ventina di minuti perchè il prodotto sia in grado di svolgere perfettamente la sua azione filtrante. E devi applicarlo su tutto il corpo, anche nelle zone, come i glutei, dove la pelle è, coperta dal costume da bagno poiché comunque i raggi filtrano attraverso i tessuti e basta un piccolo movimento per scoprire la pelle non protetta (non a caso le scottature più frequenti sono quelle lungo i bordi del costume). Poi devi riapplicarlo ogni due-tre ore e sempre, dopo ogni bagno, anche se riporta la scritta waterproof.

Una volta abbronzata devi continuare a utilizzare il solare, ma puoi sicuramente abbassare l’indice di protezione. I prodotti solari, oltre a filtrare i raggi ultravioletti, sono indispensabili perché aiutano a contrastare la disidratazione cui sarebbe soggetta l’epidermide esposta al sole. E la disidratazione, come si sa, è il primo passo verso l’invecchiamento cutaneo precoce.

Fa bene chi si prepara con le lampade abbronzanti?

Le lampade abbronzanti non servono a evirare le scottature. Le radiazioni che emettono sono del tipo Uva. mentre nella luce solare sono presenti anche gli Uvb, responsabili di eritemi e scottature.

In che modo ci si abbronza di più?

Muovendosi, camminando, meglio ancora se lo fai nell’acqua. Così si riducono i rischi legati alla vasodilatazione. Stare immobili al sole aumenta la stasi dei liquidi nelle gambe e nelle braccia. E poi aumenta il rischio di scottature, perché i raggi battono sempre nello stesso punto. Se non ti bagni, fai qualche breve doccia per rinfrescarti. E ricorda che ci si può scottare anche sotto l’ombrellone, perché anche il suolo riflette i raggi ultravioletti: la neve ne riflette ben l’87 per cento, la sabbia il 17 , l’acqua il 5, l’erba il 3. Per questo devi continuare a riapplicare il prodotto solare ogni due-tre ore, anche se stai all’ombra e se non hai fatto il bagno. Vale anche per le creme a schermo totale.

Che differenza esiste tra gli Uva e gli Uvb?

Gli ultravioletti B sono i raggi più carichi d’energia, quelli che “scottano” con maggiore facilità; gli ultravioletti A sono invece molto più deboli ma, a differenza di quelli B che penetrano l’epidermide fino al confine con il derma, sono più insidiosi e dannosi perché vanno in profondità e accelerano l’invecchiamento della pelle. L’azione degli Uv incide moltissimo sulla formazione delle rughe. Circa l’80 per cento dell’invecchiamento cutaneo è dovuto agli effetti nocivi del sole e solo il 20 per cento dipende dalla nostra età biologica. Così, se potessimo ridurre l’esposizione incidentale ai raggi solari, potremmo ridurre la principale causa dell’invecchiamento cutaneo.

In effetti l’errore più comune è quello di non considerare che gli Uva sono costantemente presenti nella luce del giorno, anche in inverno, anche in città e perfino a cielo coperto. Circa il 60-80 per cento di queste radiazioni penetra attraverso le nuvole e ben il 50 per cento anche attraverso il vetro. Quindi sì, ci si abbronza anche attraverso il vetro. E per tutta la vita la pelle è sottoposta al continuo bombardamento dei raggi solari. Questo è il motivo per cui oggi le creme da giorno contengono anche filtri Uva.

Perché tutti consigliano di non prendere il sole fra le 12 e le 16?

In quella fascia oraria, oltre a prevalere gli Uvb, i raggi solari cadono perpendicolarmente, quindi la possibilità di scottarsi aumenta. Tant’è vero che il rischio di ustioni è maggiore a mano a mano che ci si avvicina ai tropici o ci si alza a quote elevate. Nelle prime ore del mattino e in quelle del tardo pomeriggio, invece, c’è un perfetto mix di raggi Uva e Uvb. Anche la temperatura meno calda è più indicata contro ogni rischio da sole (colpi di calore, problemi di circolazione). Vai in vacanza in qualche località a sud o in un’isola tropicale? Non prendere il sole quando la tua ombra è più corta di te, ma mettiti al riparo.

Con gli anni la capacità di abbronzarsi diminuisce?

È vero: con gli anni anche la capacità di abbronzarsi diminuisce perché i melanociti riducono la loro attività. Oltre a ciò ci sono alcuni fattori che condizionano, anche solo momentaneamente, la reazione della pelle al sole. Lo stress, una lunga malattia possono alterare la formazione della melanina e facilitare la comparsa dell’ eritema. Lo stesso vale per alcuni farmaci che possono aumentare la sensibilità al sole. Sono gli ansiolitici, i diuretici, gli antibiotici, i sulfamidici e anche la pillola contraccettiva. In tutti questi casi, e soprattutto se ti sei già scottata nel passato, è meglio chiedere consiglio a un dermatologo.

Fra prodotti in crema, latte, olio cosa è meglio scegliere?

Dipende dalla pelle e anche dalle proprie abitudini. Le creme sono particolarmente indicate a chi ha l’epidermide molto secca e segnata; gli oli a chi ha l’epidermide che si disidrata facilmente, il latte a chi la pelle normale-mista; i gel a chi soffre di eccessiva untuosità. Ma la scelta dei prodotti avviene anche in base ai gusti personali: per chi non ama spalmarsi alcun prodotto ci sono, per esempio, le acque spray che non richiedono massaggio e non ungono.

Cosa fare in caso di scottature?

Per prima cosa evitare il sole. Se si tratta di un “semplice” eritema, cioè il tipico rossore che è provocato dalla dilatazione dei vasi sanguigni del derma, tende a sparire nel giro di uno o due giorni ma nel frattempo devi startene al riparo, mantenendo la pelle idratata con un prodotto ad azione lenitiva. Se il danno è peggiore la pelle è gonfia, brucia intensamente, può essere necessario prendere degli antistaminici ma ci vogliono molti più giorni, spesso l’intera vacanza, per tornare nuovamente al sole.

Per i bambini valgono le stesse regole dei grandi?

Con i bambini devi essere ancora più cauta, soprattutto considerando quanto è stato provato dalle più recenti ricerche, cioè che le scottature subite nell’infanzia aumentano, per non dire raddoppiano, il rischio di melanoma in età adulta. I bambini al di sotto dei tre anni non andrebbero mai esposti direttamente al sole. La loro pelle, infatti, non è ancora in grado di attivare efficacemente la produzione della melanina. Oltre a ciò è più sottile e, mancando anche della protezione costituita dal sebo, si disidrata con maggiore facilità. Con i bambini si può frequentare la spiaggia nelle prime ore del mattino e in quelle del tardo pomeriggio, tenendoli ben protetti con cappellino, maglietta, occhiali da sole e solari specifici. cioè pensati per la loro pelle,quindi a base di filtri fisici (ossido di zinco, biossido di titanio, talco) che sono in grado di bloccare materialmente) gli ultravioletti e non creano assolutamente alcun rischio di allergia o irritazione.

II doposole aiuta a calmare le scottature?

Il doposole può avere una funzione lenitiva che attenua l’irritazione e il rossore, ma la sua azione più importante è quella reidratante. Infatti la pelle al sole, oltre ad attivare la produzione della melanina, si autoprotegge ispessendosi. Ciò comporta una perdita d’acqua che provoca la disidratazione dello strato superficiale e la perdita di elasticità e di morbidezza. Con il doposole si cerca di ristabilire l’equilibrio ottimale e si evita che disidratandosi la pelle si squami

Prof. Antonino Di Pietro

Dermatologo Plastico a Milano - Fondatore e Direttore Istituto Dermoclinico Vita Cutis

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